Ogni anno si riprende: c’è un’alba, diversa dalle altre, in cui ci si imbastisce
e si guarda il campo davanti agli occhi.
L’aratura è una cosa faticosa.
Lo sapevano già gli antichi.
La cosa bella è che poi spunta qualcosa.
Di solito.
Così mi sono tuffato in una lettura densa e poderosa, per prendere la lena.
Te ne offro qualche estratto, e qui puoi trovare il tutto.
Buon anno.
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Augusto Del Noce
Autorità
in Enciclopedia del Novecento (Treccani, Roma, 1975)
1. Eclissi dell’idea di autorità e crisi del mondo contemporaneo
L’eclissi dell’idea di autorità è tra i tratti essenziali del mondo contemporaneo:
ne è anzi, certamente, il tratto più immediatamente percepibile. Si possono quindi considerare significativi al riguardo non tanto gli studi dedicati all’argomento, per la maggior parte, del resto, inadeguati, quanto piuttosto gli aspetti dello stesso mondo contemporaneo, assunto a oggetto di riflessione. E ciò nella misura in cui si è disposti a leggerli con la mente libera dal presupposto dogmatico della superiorità o dell’irreversibilità del presente, o della sua considerazione come punto di partenza di un processo di liberazione che avverrà nel futuro.
È inutile soffermarci sulle varie metafore con cui l’eclissi dell’idea di autorità può essere espressa, e che si compendiano poi in una sola: ‛Scomparsa dell’idea del Padre‘; o sulla descrizione dei modi in cui si manifesta (crisi della famiglia, della scuola, della Chiesa). Per intendere la profondità del rovesciamento e misurarne l’ampiezza, basterà riflettere sull’opposizione tra l’etimo del termine ‛autorità’ e il significato che tale termine ha oggi generalmente assunto. Auctoritas deriva infatti da augere, ‛far crescere’. Per comune origine etimologica è connesso con i termini Augustus (colui che accresce), auxilium (aiuto che viene dato da una potenza superiore), augurium (termine anch’esso di origine religiosa: voto per una cooperazione divina all’accrescimento). Se si prendono in considerazione altre lingue, si constata una struttura ideale comune. Così il tedesco auch (anche) è l’imperativo del gotico aukan (accrescere). Nell’etimologia di autorità è dunque inclusa l’idea che nell’uomo si realizza l’humanitas quando un principio di natura non empirica lo libera dallo stato di soggezione e lo porta al fine che è suo, di essere razionale e morale; la libertà dell’uomo, come potere di ‛attenzione’ e non di ‛creazione’, consiste infatti nella capacità di subordinarsi a questo superiore principio di liberazione. Oggi, invece, la sensibilità corrente associa per lo più l’idea di autorità a quella di ‛repressione’, la fa coincidere, al contrario di ciò che l’etimo esprime, con ciò che arresta la ‛crescita’, che vi si oppone. Importa quindi osservare come l’eclissi attuale dell’idea di autorità coincida con il maggiore tra i rovesciamenti che siano stati operati nella storia. […]
È possibile cogliere nella luce più chiara la sostanza tradizionale dell’autorità, volgendo l’attenzione in modo particolare alla famiglia, per la compresenza in essa di generazione fisica e morale: padre e madre sono veramente autori in senso fisico, attraverso la generazione fisica, e ‛auttori’ – nel significato che Vico dà a questo termine – attraverso l’educazione, intesa come processo di elevazione dalle esperienze immediate dello spirito all’apprendimento dell’ordine dei valori.
Dalla riflessione sul paradigma della famiglia tradizionale deduciamo, dunque, che si ha autorità in quanto si è ‛auttori’; ma i genitori, chiaramente, non possono essere tali che in quanto ‛consegnano’ e in quanto aiutano. Ora, nel mondo contemporaneo, l’unità di generazione e di educazione è andata infranta. Ciò che i genitori possono ‛consegnare’ moralmente non è più visto come valore, bensì piuttosto come disvalore, ed è considerato ostacolo a quanto si è soliti chiamare ‛realizzazione’.
Giungiamo così a un punto cruciale: la crisi dell’idea di autorità è connessa con quella dell’idea di tradizione. Tale crisi non può essere anzitutto considerata come un fenomeno di carattere sociologico; all’idea di autorità sono, infatti, sottese tutte le categorie filosofiche. […]
Evidente è la connessione tra la crisi della famiglia e quella della scuola. Questa non si presenta più come l’istituzione in cui il maestro promuove una presa di coscienza di quella civiltà nella quale il nuovo venuto deve entrare e alla quale deve dare continuità. Nell’orizzonte tradizionale, quali che siano le sue molteplici forme di manifestazione, la presa di coscienza, cui il maestro deve condurre, consiste sia nel far emergere quelle verità-valori che sono eterne e dal riconoscimento delle quali – anche in senso trascendentale – ha tratto significato la civiltà, sia nel definire l’idea del Verbo, come Maestro interiore e saggezza increata, partecipando alla quale si rende possibile la comunione degli spiriti in una stessa verità. Oggi, invece, ci troviamo di fronte a una sorta di autogoverno di giovani che si emancipano dal peso del passato, e che si servono dell’insegnante come di un istruttore nelle tecniche di liberazione.
La riduzione della tradizione a ‛passato’, a quel che non è più, spiega la frequente critica di nozionismo (trasmissione di nozioni ‛morte’) rivolta all’insegnamento tradizionale. Anche questa polemica e la contestazione nella scuola ad essa legata non si spiegano che in rapporto all’eclissi dell’idea di autorità.
Qui per continuare a leggere: piuttosto denso, ma da farsi, a parer mio, per i colleghi.