Qualche giorno fa ho avuto un’interessante discussione
intorno al tema della “scuola digitale”,
o per meglio dire circa l’ingresso dei tablet nelle aule scolastiche.
Il caso concreto è quello di una madre che ha iscritto il figlio
in una di quelle “classi sperimentali” che in Italia stanno appunto testando il passaggio
dalla carta al digitale, introducendo iPad e similari nelle aule
per digitalizzare l’insegnamento e l’apprendimento.
Con mio stupore, la tematica (e problematica) principale della discussione era condensabile in uno sfogo di questo tenore:
«Ma insomma, pensavo che avremmo risparmiato dei soldi,
visto che la carta non c’è più… E invece…».
Nell’ipotesi in cui qualche altro genitore sia abbagliato da una simile prospettiva,
ecco le mie considerazioni in merito.
1. Come ho spiegato in un precedente post, il costo reale degli ebook
può essere inferiore di circa il 20% rispetto all’edizione cartacea.
Ipotizzando un costo medio di 300 euro per anno, la famiglia potrà risparmiare
circa 60 euro. Su un liceo di 5 anni, il risparmio sarebbe dunque di circa 300 euro, ovvero una sorta di “anno gratuito”. Peccato che il tablet non sia gratis
e che difficilmente potrà costare meno di quella cifra.
Potrebbe certo essere a carico della scuola, oppure in parte sovvenzionato,
ma resta il fatto che qualcuno dovrà pure tirar fuori quei soldi.
Dunque concettualmente l’operazione è, nella migliore delle ipotesi, a 0.
2. Il punto 1 è valido solo a pari condizioni, cioè se il libro tradizionale e l’ebook
hanno gli stessi contenuti. Tuttavia, è lecito attendersi dall’ebook una serie di elementi
in più che sono precisamente la sua forza e la sua attrattiva: documenti audio, video,
e interazione. Ora, poiché solitamente si tratta di elementi costosi da realizzare,
ne risulterà che un ebook tenderà a costare di più, non di meno…
O almeno che tenderà a “recuperare” il margine di risparmio rispetto all’edizione cartacea. E dunque i prezzi tenderanno a risalire,
a meno di non accontentarsi di una qualità scadente.
3. Oltre al costo per gli apparati (devices, per gli amanti dell’inglese),
c’è poi il costo della gestione e del supporto:
reti wi-fi (a scuola e a casa, naturalmente), servizi di condivisione dei contenuti
(siti web, programmi di posta elettronica, etc.), formazione del personale,
elettricità a profusione… Qualcuno dovrà pur pagare tutto questo.
4. Gentile signora, lo sa che un tablet nelle mani di un ragazzo di quindici-sedici anni
è una macchinetta per spremere soldi? Perché, oltre agli ebook, suo figlio dovrà|potrà scaricare molte applicazioni (le famose “app”) che hanno il loro costo:
spesso nell’ordine delle decine di centesimi o dei pochi euro,
ma che sommati non fanno di certo 0. Senza contare i giochi, naturalmente,
perché un tablet è anche una console ludica di primo livello.
5. Speriamo infine che non si guastino e|o rompano, gli amati apparati…
Perché poi “chi rompe paga”, o almeno così si diceva una volta.
E la mia esperienza pluriennale mi assicura che, non di rado,
un iPad nelle mani di uno studente liceale è come una porcellana in mano a un bambino…
Potrei proseguire, ma il dato di fondo mi sembra acclarato:
la scuola digitale è una cosa interessante e probabilmente anche importante,
ma non fatelo, se pensate di risparmiare soldi (e tempo, energia, pazienza…).
Cordialmente – a tutte le mamme e a tutti i papà, e a qualche collega.
mm