Giovedì santo, notte di passione.
Eppure c’è chi sa vedere la luce anche qui…
Buona Pasqua
N.B.: per gustare il video in Alta Definizione, cliccare sul pulsante HD in alto a destra
Aggiornamento: l’amica Chiara Frugoni, medievista di fama,
mi ha scritto in merito alla video lezione, con un’utile correzione
relativa all’ora corretta della scena. Ecco il nostro scambio epistolare,
chi mi pare interessante:
Caro Marco,
ho molto gradito il tuo augurio con la spiegazione dei due quadri. Credo però che non sia l’alba ma il tramonto perché Cristo dice a Pietro, che è con lui nell’orto dei Getzemani: questa notte, prima che il gallo canti mi avrai tradito tre volte. Mi sembra una bella idea avere aggirato il problema del buio spostando un po’ più indietro l’evento, al tramonto. Questa idea dell’alba l’ho sentita in una conferenza di Andrea De Marchi ma mi pare proprio insostenibile.
Un cordiale saluto e grazie,
Chiara
Cara Chiara,
hai toccato un punto scoperto, in effetti.
Certamente, seguendo Matteo, l’arresto (e quanto segue) avviene di notte, così come a sera inoltrata dev’essersi svolta la prece nell’orto, visto che la cena è «di sera» (26,20).
In un certo senso quindi anche il tramonto è “borderline”, come ambientazione, e come giustamente suggerisci già tu; però è forse più plausibile dell’alba come scelta da parte degli artisti; pure il rosso del cielo belliniano funziona (fors’anche meglio)
in questa direzione.
Riconosco quindi di aver preso senza la critica necessaria le fonti cui ho attinto
– concordi quanto all’alba – e ti ringrazio per la segnalazione.
Mi viene da aggiungere che, in quest’ottica, l’efficacia dell’“altra” luce belliniana
è ancora più forte, per certi versi.
Con un ringraziamento e un cordiale saluto, Marco
Caro Marco,
in effetti “l’altra luce” ha maggior senso e mi sembra che il tramonto sia stata
una gran bella idea per risolvere il problema della rappresentazione delle persone
senza ricorrere a lanterne, ma invece per potere rappresentare emozioni,
con agio e pacatezza.
Alla prossima, Chiara
Cara Chiara,
ho anche pensato che Gibson (The Passion, ovviamente) ha risolto con una luna piena.
Da ricerca rapida, risulterebbe che «Pesach (la Pasqua ebraica) ricorre il 15 di nisan
(I mese) in corrispondenza della luna piena nel calendario lunisolare (il giorno 1 del mese lunare segue la luna nuova; dopo 14 giorni circa c’è la luna piena)». Insomma c’era un’altra possibilità, più storica? I nostri non lo sapevano? O hanno scelto altrimenti, preferendo il sole alla luna?
Un nuovo saluto, Marco
Caro Marco,
continuo a pensare che i pittori non avessero troppi volumi fra le mani. Il Vangelo è chiaro e a quel tempo mi pare che si seguisse il Vangelo e non il vecchio testamento. Il tramonto permette di fare vedere quello che nemmeno la luna piena avrebbe fatto vedere.
Aspetto una bella immagine di Natale, Chiara