Aggrappati all’ignoranza


«Chiunque abbia una minima pratica di insegnamento sa che lo studente agli esami
si pone domande che nessuno gli ha posto. E cerca vanamente le risposte,
gettando nell’imbarazzo l’insegnante che voleva salvarlo. Se gli si chiede di commentare una poesia, non si pretende da lui la data e il luogo di composizione,
né la persona cui eventualmente sia dedicata. Ma lo studente riconosce da lontano
i dati che non conosce e subito vi si aggrappa, confessando di non ricordarli.
Ho sempre consigliato ai miei studenti di non rispondere mai con un no franco
(siamo pur sempre in Italia!) a domande indiscrete circa la conoscenza di un argomento.
E ancora meno di ammettere eroicamente la propria ignoranza,
ma sempre di differirne la rivelazione. Solo i peggiori però mi ascoltavano,
prostrando con tattiche temporeggiatrici la curiosità invadente dell’esaminatore.
I migliori non reggevano alla sfida e denunciavano irrevocabilmente
i vuoti della preparazione, cedendo al ricatto congiunto della lealtà, della colpa
e della punizione. Una intersezione irresistibile che spiega come la volontà sacrificale non riguardasse nell’antichità solo i sacerdoti e i fedeli, ma anche le vittime.
Un circuito solidale che ancora oggi si rinnova».
(Giuseppe Pontiggia, Nati due volte, Milano 2002, p. 224).

Quanto è vero. Grazie Pontiggia.